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Un passo avanti verso la tutela dei diritti dei disabili

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Un passo avanti verso la tutela dei diritti dei disabili - adotta un angelo, Ce.R.S. Onlus

La Corte costituzionale stabilisce che l’assegno di 285,66 euro finora erogato per le persone totalmente inabili non soddisfa i bisogni primari della vita.

Dopo molti anni di lotte serrate da parte delle associazioni finalmente la Consulta sta ponendo rimedio alle mancanze della politica che, attraverso l’inadeguatezza dell’assegno mensile di 285,66 euro, non si è mai preoccupata di garantire alle persone totalmente inabili al lavoro per effetto di gravi disabilità il diritto a una vita dignitosa, violando di fatto l’articolo 38 della costituzione: “Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale. I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria. Gli inabili ed i minorati hanno diritto all’educazione e all’avviamento professionale. Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato. L’assistenza privata è libera”.

La Corte ha dunque stabilito che dovrà essere assicurato un assegno da 516,46 euro pari a quello riconosciuto per altri trattamenti pensionistici in quanto i 285,66 euro mensili, previsti dalla legge per le persone totalmente inabili al lavoro per effetto di gravi disabilità, non sono sufficienti a soddisfare i bisogni primari della vita. È perciò violato il diritto al mantenimento che la Costituzione (articolo 38) garantisce agli inabili.

Lo ha stabilito la Corte costituzionale nella camera di consiglio svoltasi il 23 giugno 2020, esaminando una questione di legittimità costituzionale sollevata dalla Corte d’appello di Torino. In attesa del deposito della sentenza, previsto nelle prossime settimane, riportiamo di seguito il comunicato redatto dall’Ufficio stampa della Corte che ci fa sapere quanto segue:

<<Il caso che ha dato origine alla presente decisione riguarda una persona affetta da tetraplegia spastica neonatale, incapace di svolgere i più elementari atti quotidiani della vita e di comunicare con l’esterno. La Corte ha ritenuto che un assegno mensile di soli 285,66 euro sia manifestamente inadeguato a garantire a persone totalmente inabili al lavoro i “mezzi necessari per vivere” e perciò violi il diritto riconosciuto dall’articolo 38 della Costituzione, secondo cui “ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto di mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale”.

È stato quindi affermato che il cosiddetto “incremento al milione” (pari a 516,46 euro) da tempo riconosciuto, per vari trattamenti pensionistici, dall’articolo 38 della legge n. 448 del 2001, debba essere assicurato agli invalidi civili totali, di cui parla l’articolo 12, primo comma, della legge 118 del 1971, senza attendere il raggiungimento del sessantesimo anno di età, attualmente previsto dalla legge. Conseguentemente, questo incremento dovrà d’ora in poi essere erogato a tutti gli invalidi civili totali che abbiano compiuto i 18 anni e che non godano, in particolare, di redditi su base annua pari o superiori a 6.713,98 euro. La Corte ha stabilito che la propria pronuncia non avrà effetto retroattivo e dovrà applicarsi soltanto per il futuro, a partire dal giorno successivo alla pubblicazione della sentenza sulla Gazzetta Ufficiale. Resta ferma la possibilità per il legislatore di rimodulare la disciplina delle misure assistenziali vigenti, purché idonee a garantire agli invalidi civili totali l’effettività dei diritti loro riconosciuti dalla Costituzione.>>

Questa è senz’altro una buona notizia per tutte le famiglie di disabili che finora hanno visto calpestare i propri diritti da una classe politica costantemente distratta. Ma allo stesso tempo ci auspichiamo che la sentenza pronunciata dalla Corte costituzionale si trasformi in un nuovo punto di partenza fondamentale per poter intavolare un discorso ben più ampio che riguardi tutte, ma proprio tutte, le carenze istituzionali nei confronti delle disabilità, dalle assistenze domiciliari garantite all’abbattimento definitivo delle barriere architettoniche, senza lasciare nulla al caso perché finora l’attenzione verso questi temi si è sempre dimostrata abbastanza scarsa.

Restiamo in attesa di ulteriori sviluppi fiduciosi che qualcosa, questa volta, potrà cambiare davvero.

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